Lippi, grazie di tutto ma è ora di cambiare…

Caro Marcello,
non smettermo mai di ringraziarti per il sogno che ci hai regalato 4 anni fa. Non dimenticheremo mai le notti di Germania 2006  e l’immagine di Cannavaro che alza la coppa al cielo “azzurro” di Berlino. Però, come il calcio ci insegna, non si vive di soli ricordi ed uscire così ci ha feriti nell’orgoglio. Nuova Zelanda e Slovacchia sono squadre che non dovevano minimamente impensierire una nazione che vive quotidianamente di pane e calcio. Discutere su chi dovesse partire da titolare tra Camoranesi e Pepe è deprimente dopo che per anni abbiamo raccontato le diatribe tra Rivera e Mazzola, Baggio e Del Piero. “Il gruppo prima di tutto”, questo era il tuo dictat e lo hai difeso fino all’ultimo sostenendo che non ci fossero fenomeni a casa. Ma a cosa serve un gruppo se non si ha qualcuno in grado di trascinarlo ed accendere la luce? E’ inutile girarci intorno, Balotelli e Cassano ci avrebbero fatto credere che ripetere l’impresa fosse possibile. Lasciarli a casa è stato come impedirci di sognare e noi italiani sappiamo bene di essere in grado di volare sulle ali dei desideri fino a renderli reali. Oggi dunque è giusto fare mea culpa e chiedere scusa ad una nazione che mai aveva fatto così male ad un Mondiale. Insomma, Marcello, un bagno di umiltà ti avrebbe fatto bene e ti avrebbe fatto capire che gli uomini che 4 anni fa sembravano invincibili sono logori. Sarebbe stato un giusto premio alla loro carriera evitargli le figuracce che hanno sopportato in Sudafrica. Non parliamo, poi,  della scelta di puntare sul blocco Juve e Udinese, due delle squadre più deludenti del campionato.  Cannavaro era la copia sbiadita di quello da Pallone d’Oro e Iaquinta era in versione pranzo di Ferragosto. Se aggiungiamo che Gattuso sembra un tenero gattone e che Marchisio nulla centra con il Perrotta di Berlino il gioco è fatto. Stasera non è così bello essere italiani e forse stiamo solo parlando di un disastro annunciato perchè questa Italia non ci ha mai convinti a pieno. Quindi addio Marcello, questa avventura era troppo grande anche per te soprattutto perchè a tifarti contro c’era un gufo con i brufoli e l’accento barese.



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